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Verso le impronte del dinosauro, un viaggio nella preistoria d’Abruzzo!

Rocca Di Cambio : È Domenica 8 Novembre. Trascorro una notte insonne in cui i pensieri non riescono a cessare e dove l’ansia, la curiosità e l’adrenalina mi assalgono. Il sole sorge, il mattino arriva e il momento della partenza si avvicina. Mi vesto in fretta, mangio qualcosa al volo e finisco di preparare tutta la roba, compresa l’attrezzatura, assicurandomi di aver preso tutto. Finalmente parto da casa e vado a prendere i miei amici: Mattia, Edoardo, Alessandro e Alessio.

Ci prepariamo ad affrontare un viaggio di almeno un ora e mezza, per raggiungere Rocca di Cambio, in provincia dell’Aquila, che si trova a circa 120 km da Tortoreto, luogo della partenza.



Una volta arrivati, consapevoli di dover percorrere più di 7 km a piedi con un dislivello in salita di 800 metri per raggiungere la vetta del Monte Cagno, decidiamo di incamminarci pensando più alla nobile destinazione che alla fatica del percorso.

Attraversiamo un tratto in lieve salita, ma che passa attraverso uno splendido bosco di alti pini, e già cominciamo a notare la differenza con il tipo di flora che siamo abituati a vedere nel teramano.

Dopo poco però questo tratto così agevole termina, la salita aumenta sempre di più e cominciamo a scalare dei tratti anche abbastanza esposti.

Continuiamo a salire e raggiungiamo con grande sorpresa in pochissimo tempo la prima croce, da lì la visuale comincia ad aprirsi, ad Ovest domina la vista dello splendido monte Sirente, mentre alle nostre spalle la vastità della conca aquilana. Il panorama diventa davvero suggestivo, quando il paese di Rocca di Cambio è ormai molto più in basso rispetto a noi.

La salita prosegue tortuosa, procediamo con passo lento ma deciso, facciamo brevi pause, riprendiamo fiato, beviamo un po’, il sole batte e la temperatura è alta per essere metà autunno, ma non ci arrendiamo; il pensiero è sempre rivolto all’obiettivo, e la voglia di arrivare in cima è incombente. Diamo un’occhiata al gps e ci accorgiamo di aver raggiunto i 1950 mt di altitudine e quindi il punto di svolta del sentiero per raggiungere le impronte di dinosauro. Sì, avete sentito bene! È proprio qui, sul versante orientale del Monte Cagno (AQ), che è stata scoperta l’impronta più grande di dinosauro bipede mai ritrovata, fino ad ora, in Italia.

L’impronta risale all'era Mesozoica, quando l'Abruzzo era un arcipelago di isole tropicali come le odierne Bahamas per intenderci.



La scoperta è avvenuta nel 2006, tuttavia solo in seguito alcuni ricercatori dell’INGV, in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, hanno potuto studiare queste impronte, grazie alla tecnologia dei droni; i risultati dell’indagine sulla scoperta sono stati pubblicati sulla rivista Cretaceous Research.

Stando alle spiegazioni del geologo e palentologo Paolo Citton, dell’Università La Sapienza, “è altamente probabile che l’orma, affiancata da una simile e parallela, sia stata lasciata da un terapode gigante in posizione accucciata mentre riposava. Le altre orme vicine, invece, sono alternate e più allungate; con molte probabilità sono state lasciate da altri dinosauri, almeno un paio, che camminavano affondando nel fango. E’ però decisamente impossibile dire se fossero compagni di viaggio o se le orme siano state impresse in giorni successivi." Citton prosegue poi affermando che “l’orma è lunga ben 135 cm e sono nettamente riconoscibili le impronte delle dita, la traccia allungata dei metatarsi e il segno dell’articolazione della caviglia“.

A quel punto, prima di effettuare la svolta per le impronte, prendiamo la decisione di proseguire la salita fino in vetta e di lasciarcele per il ritorno.

Più si sale più il paesaggio diventa quello tipico di un’ambiente d’alta quota, l’altitudine inizia a farsi sentire. Camminiamo quasi sul ciglio sopra al crinale, dove i fenomeni geologici del tempo appaiono molto evidenti, anche se a vincerne è lo spettacolo.

E poi d’un tratto, quando la fatica inizia davvero a farsi sentire e l’arrivo sembra sempre più lontano, vediamo la croce della vetta in lontananza. Questa vista accelera il nostro passo e rianima l’entusiasmo. Finalmente raggiungiamo la cima a 2156 mt ed il primo pensiero di tutti e cinque è stato: “ne è valsa la pena!”.

Dire che il paesaggio da lassù è mozzafiato sembra scontato, ma non lo è affatto. L’orizzonte si allarga, vediamo addirittura il Gran Sasso da una posizione inedita; abituati a vederlo di fronte ora ne apprezziamo la bellezza anche di spalle.

Mangiamo il nostro panino in alta quota su una tavola d’erba con vista davvero invidiabile; forse uno dei nostri pranzi più panoramici.

Dopo un po’ di meritato riposo, tantissime fotografie scattate e video registrati, ci rimettiamo in cammino, la strada del ritorno è altrettanto lunga e con il passaggio all’ora solare dobbiamo tener conto anche del calar del sole.

Ritorniamo stanchi e affaticati al punto in cui dovremmo svoltare per andare a vedere le impronte da vicino, ma ancora una volta decidiamo di non farlo. Siamo troppo stanchi, il tramonto è ormai prossimo e il solo pensiero di fare una deviazione in discesa per poi dover risalire ci fa scartare definitivamente l’ipotesi di vederle.

Non nego che la mia delusione è forte, vedersi sfumare dopo tutta quella fatica l’obiettivo principale del viaggio è molto frustrante.

Tuttavia non mi arrendo del tutto e decido di mandare in volo il mio drone alla ricerca di questa parete calcarea. Dopo diversi minuti di volo in tutte le direzioni e dopo aver coperto molte distanze, delle impronte non c’è alcuna traccia. L’autonomia è quasi a zero e sono costretto a farlo rientrare.

Mi metto l’anima in pace una volta per tutte, ci lasciamo alle spalle le impronte e tutti insieme ci concentriamo a scendere il più velocemente possibile, prima che si faccia buio.

A consolare la nostra amarezza però, ci pensa la natura, regalandoci un tramonto splendido in un’atmosfera quasi surreale, in cui il cielo esplode di arancione e di rosa rendendo un dipinto il paesaggio che ci circonda.



Usciamo finalmente dal sentiero, rientriamo nel paese e torniamo alla macchina quando ormai il sole è tramontato.

La strada di ritorno ci fa riflettere, ripensiamo alla splendida giornata che abbiamo trascorso, capiamo che è stata un’esperienza fantastica sotto ogni punto di vista, ci siamo divertiti ed emozionati, anche se la sfida di riuscire a vedere le impronte di dinosauro resta aperta, ma questo è anche un motivo in più per tornare.

Questo è il resoconto del nostro piccolo viaggio, di un’esperienza che ci sentiamo di consigliare vivamente. Spero che il racconto di quest’avventura vi abbia trasmesso il desiderio di scoperta, di curiosità e vi abbia acceso come in noi ancora di più il desiderio di vedere dal vivo l’orma di dinosauro più grande d’Italia.

Poche settimane dopo, rivedendo sul satellite il tragitto fatto dal drone, come per ironia della sorte scopro che ci ero andato davvero vicino, la parete era giusto di fronte a me, un po’ più in basso; l’ho mandato a volare da tutt’altra parte quando in realtà era molto più vicino di quanto credessi; adesso capisco che doveva andare proprio così, non era destino di vederle, né dal vivo né in volo, ma sono convinto che non mancherà l’occasione di vederle, fotografarle e filmarle per la prima volta!

Escursionisti:

Andrea

Mattia

Edoardo

Alessandro

Alessio

Video e foto disponibili sul canale YouTube di Alpha Film Studios e sulla pagina Instagram ufficiale.

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